Tutte le volte che visitiamo una chiesa ci indicano materiali di spoglio di origine latina e incominciamo a sospettare che quando finalmente andremo all'Anfiteatro Campano non troveremo più niente. Non è così...
Il pomeriggio della seconda giornata di viaggio comprende la visita a Sant'Angelo in Formis con laboratorio sull'Exultet, poi il trasferimento a Santa Maria Capua Vetere, dove visitiamo l'Anfiteatro Campano, una breve visita della città con il suo duomo a cinque navate e infine il laboratorio di schedatura della ceramica antica, all'interno del museo cittadino.
Sullo sfondo un fotogramma della novella di Andreuccio da Perugia, ambientata in Sant'Angelo in Formis, P. Pasolini, Decameron
Autentico gioiello dell'architettura altomedievale, la chiesa di sant'Angelo in Formis sorge sul sito di un antico tempio di Diana e testimonia il culto per l'arcangelo Michele molto vivo nella zona in età longobarda. Sono di epoca posteriore il portico (con colonne e capitelli di recupero di età romana) e il campanile. L'interno è interamente decorato da affreschi di stile bizantino.
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Qui è dove Annibale godette dei famigerati "ozi di Capua", la grande città dell'epoca imperiale, abbandonata dopo il saccheggio e la distruzione dell'anno 841 dalla popolazione che andò a fondare la Capua attuale nell'ansa del fiume Volturno. Per i secoli successivi fino al XVII sul territorio sono rimasti, oltre alle rovine della passata grandezza, insediamenti sparsi, come quello attorno alla chiesa di Santa Maria Maggiore (poi "delle Grazie") che darà il nome alla città attuale. Fra le cinque navate, scandite da colonne di recupero, e fra le fastose decorazioni del Sette e Ottocento, annovera fra l'altro una curiosa Madonna "dei sorci", rappresentati nella pietra policroma di una cappella laterale in ricordo di un evento miracoloso.
Un aspetto singolare dell'archeologia di Terra di Lavoro è la sopravvivenza delle tradizioni romane ben oltre i confini cronologici dell'Impero. Per la fertilità del suolo, la zona era densamente popolata e quindi ricca di ville, mentre l'antica Capua rivaleggiava con Roma stessa per gli edifici monumentali; ne consegue che in età longobardica Terra di Lavoro doveva essere un vero e proprio museo all'aperto di cultura e tradizione latine, che sono sopravvissute a lungo nell'immaginario popolare, come dimostrano gli affreschi di Sant'Angelo in Formis, di fattura bizantina ma con particolari inequivocabilmente romani. Nell'immagine sotto: l'archivolto di una finestra del campanile di Sant'angelo in Formis conserva ben visibile una testa rovesciata che tradisce il recupero da chissà quale rilievo di età classica.