Per le strade di Caserta Vecchia l'ISS Buonarroti ha messo in scena in una serie di quadri teatrali la storia della contessa Siffredina
Il borgo di Caserta Vecchia (da Casa Hirta), che conserva intatta la struttura medievale, sorge sui colli Tifatini e guarda sulla pianura della Caserta moderna (nata con la reggia nel Settecento). In epoca longobarda era parte del territorio di Capua, assegnato ai duchi di Benevento. Nell'879 divenne contea e fu costruito il castello. Poco dopo l'anno Mille passò alla famiglia normanna dei Sanseverino. Nel 1268 gli ultimi conti vengono sconfitti da Carlo D'Angiò, che si è impadronito dell'Italia meridionale scacciandone gli Svevi e per il borgo incomincia la decadenza.
Nella suggestiva piazza di Caserta Vecchia ha avuto luogo il laboratorio di danze medievali (vedi >>).

"Terra di Lavoro", termine che deriva da una banalizzazione dell'antico "Liburia", è il nome della regione che comprende Capua e Caserta. La zona era particolarmente cara a Pasolini che ha utilizzato la scenografia medievale di Caserta Vecchia per alcune scene del Decameron e ha scelto Sant'Angelo in Formis come chiesa dove Andreuccio da Perugia va con i due ladri notturni a rubare l'anello dalla tomba dell'arcivescovo.
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« Ormai è vicina la Terra di Lavoro, |
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Siffredina, contessa di Ischitella della famiglia Gentile, sposata a Tommaso, conte di Caserta, è probabilmente la principale autrice della alleanza con Federico II e con la casa di Svevia. Già
dal 1231 infatti, dopo la morte del marito, regge la contea in nome del giovanissimo figlio Riccardo, che manda come valletto alla corte di Federico II e fa sposare ad una figlia naturale
dell'imperatore, Violante. Dopo il 1250 e la morte di Federico si schiera con Manfredi, contro Carlo d'Angiò, alleato del papa, nonostante le voci che il suo stesso figlio avesse l'intenzione di
passare dalla parte degli angioini. Nel 1267 di nuovo assume la reggenza, in nome del nipote Corradello che partecipa insieme a Corradino di Svevia alla battaglia di Tagliacozzo (1268) e viene
fatto prigioniero. E' a questo punto che Carlo d'Angiò attira con un inganno la contessa fuori dal castello di Casa Hirta, per potersene impadronire. Siffredina, fatta prigioniera, muore a 80
anni a Trani.