HINTERLAND

racconto giallo inedito e incompiuto

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Il frammento d'intestazione sul foglietto diceva: "...per l'industria e l'artigianato" e a capo "...ato". Sotto, nella colonna "citta'", erano elencati: "Cazzago S.Martino, Cortefranca, Cortefranca, Provaglio, Capriolo, Cazzago S.Martino" con accanto la colonna dei rispettivi codici postali. Alcuni numeri della colonna piu' a sinistra, tagliata a meta' dal margine, erano evidentemente telefonici, ma inservibili, data la mancanza delle prime cifre.
" E stato rinvenuto sul posto. Naturalmente sappiamo che le probabilita' che sia un indizio pertinente sono minime, ma dobbiamo controllare ogni cosa."
" Bene, mi rendo conto. E evidente che si tratta di un elenco dei nostri studenti...- la porta si apri' dopo una bussatina pro forma e il preside tuono' verso il nuovo arrivato - ...ah ecco! Sapresti dirmi che cosa e' questo?"
Il collaboratore studio' il foglietto: "Mi sembra un pezzo di elenco di classe, perche'?"
"Questo signore e' della polizia, e vuole sapere, esattamente, da dove viene."
"Di solito li stampiamo a computer e li inseriamo nei registri di classe. Questo qui dev'essere di una delle classi distaccate. Ma si puo' controllare facilmente."
Il collaboratore del preside si eclisso'. Fu seguito dal brigadiere, che era deciso a sorvegliare di persona tanto il reperto che la sua identificazione.
Circa un'ora dopo l'alunno Graziosi Marco, riccioloni da sballato sulle spalle e fisico scattante, fu interrotto a meta' di un esitante resoconto sulle malefatte di Crispi e la professoressa si apparto', appena al di la' della soglia, con il preside e un estraneo. Gli studenti ne approfittarono per rilassarsi. I tre adulti confabulavano, sfogliando il registro di classe. La voce acuta e nasale della donna saliva e scendeva: "...Ne ho dato io stessa una copia a ciascuno, all'inizio dell'anno; gli serve per farsi dare i compiti, quando restano assenti, che non trovino scuse...quel giorno la fotocopiatrice era rotta, allora ho chiesto a Lancini..."
Il preside entro' nella classe e "Ragazzi - li apostrofo' con il tono delle occasioni gravi - e' successo un fatto, purtroppo, tragico. Io non voglio credere, neppure per un momento voglio pensare che uno dei nostri studenti vi abbia preso parte; ma e' nostro preciso dovere...Questa notte, la notte scorsa, un'auto che transitava sull'autostrada e' stata colpita da una pietra buttata dal cavalcavia, e l'occupante, tragicamente, e' deceduto. Questa e' barbarie, e' un'incoscienza talmente criminale e incivile..."
Il brigadiere Nino Oriente, che aveva tentato invano di arginare la rivelazione della notizia, imprecava fra se' e osservava le venti facce attonite rivolte alla cattedra, i caschi da motorino appoggiati sui lunghi tavoli di formica che servivano da banchi, gli zainetti, le borse di plastica, le sacche sportive disseminate per terra, fra cartacce e avanzi di merende. Impercettibilmente annusava l'odore dolce, quasi speziato, che si sentiva nella stanza; non era marijuana, no, decise infine, forse sudore o forse un gel per i capelli alla moda.

L'avevano mandato da solo per un caso eccezionale, perche' le tracce erano poche, si', ma i controlli da fare erano tanti, il personale scarso. E i mass-media gia' scatenati a deprecare, a coniare aforismi, a cercare particolari e colore locale per i servizi speciali della prima serata e i salotti di cacasentenze della seconda. Proprio quel che ci voleva per far nascere un'altra ondata di pazzoidi che seguono l'esempio, come l'anno scorso quando, non ancora promosso, lui stesso aveva accumulato straordinari a pattugliare i cavalcavia dell'autostrada del Brennero. Chilometri e chilometri di nastro asfaltato illuminato dalla luna, centinaia di cavalcavia, e su ognuno un milite o due, come solitari birilli.
Al collega Alberto Violi era venuto in mente che quell'"industria e artigianato" citato nell'insignificante cartaccia, poteva riferirsi all'istituto professionale omonimo ("la scuola per chi non aveva voglia di fare un cazzo, come me", aveva aggiunto Alberto) e il maresciallo aveva detto che si poteva controllare, ma senza perderci troppo tempo.

 

Il primo ad esibire la sua copia della lista fu uno spilungone occhialuto dal biondo quasi albino, seduto in prima fila: il tabulato, intatto, era diligentemente incollato al diario, nella pagina degli indirizzi, i margini ripiegati a risvolto su se stessi. Poi un ragazzo bruno e tarchiato s'avvicino' deciso chiedendo "e' questo?", con lo sguardo vuoto e le mascelle che si contraevano ritmicamente. Un altro, con i lunghi capelli raccolti da un elastico sulla nuca e i tratti spigolosi del montanaro, avanzo' dinoccolato e appoggio' in silenzio il foglio sulla cattedra. Intanto libri e quaderni di tutti venivano sfogliati. Un giovane dalle labbra sensuali che pareva essere il portavoce chiese: "Cosa succede se si e' dimenticato a casa?" Un altro, dall'aria infantile, spiegava sottovoce all'insegnante di aver copiato i nomi sull'agenda e di aver buttato via l'originale.

Mentre tornavano verso gli uffici il preside si dilungo' in informazioni sulle diverse specializzazioni che la scuola offriva, finche' non fu avvicinato da una donna, che gli disse che era atteso al telefono, e si congedo' da Nino. Questi rimase per un po' nel grande corridoio, guardandosi attorno sfaccendato. Le quattro o cinque persone raccolte a parlare e sfogliare riviste attorno al tavolo dei bidelli non lo degnarono d'attenzione, ritenendolo in attesa di qualcuno. Dalle aule veniva un rombo di sottofondo, in impercettibile crescendo, come un temporale che avanzi. Una porta aperta mostrava un'aula vuota, cartelle e libri abbandonati sui banchi, la lavagna interamente occupata dallo schema di un impianto elettrico e dall'epigrafe "Fabeni culo". Il campanello elettronico suono', accolto da rumorose manifestazioni di soddisfazione. Una voce tenorile strillo':"Non ho ancora finito!". Dalle porte spalancate di colpo si riversarono gli studenti, in un mulinare di colori, risate, imprecazioni. Da fuori si elevavano le sgassate dei piu' veloci. Altri scambiavano ancora schermaglie con i compagni.
"Trovato niente?" domando' a Nino la professoressa Musa fendendo la calca verso di lui. Poi accenno' ai ragazzi, che si scansavano con selvatica ritrosia, accenno' col mento perche' aveva le braccia cariche di libri e quaderni, e disse con tono di scusa: "Sono turbolenti e ignoranti come bufali, ma non credo..." Il sorriso timido, sulla faccia stanca e sciupata, scomparve subito quando lei avvisto' una collega: "Luisa! Aspetta, vieni a bere qualcosa? - e a lui - Posso esserle ancora utile, brigadiere?".
"Posso rivedere quel registro di classe?"
"Penso di si', venga, si accomodi." Lo introdusse in una sala, dove appoggio' con un tonfo il mucchio di libri sul lungo tavolo centrale, estraendone poi il grosso quaderno blu, che porse al giovane. Mentre lui cominciava a sfogliarlo s'inginocchio' davanti a un armadietto basso, sistemo' le sue cose e aggiunse: "Se non ha bisogno d'altro, io vado. Puo' lasciarlo li' quando ha finito".
Le date, le lezioni, le firme degli insegnanti, le registrazioni degli assenti e le relative giustificazioni, si succedevano pagina dopo pagina, da settembre a maggio. La colonna dei compiti assegnati era quasi vuota: forse gli insegnanti non ne davano, oppure trascuravano di registrarli. Solo la colonna delle note interrompeva la monotonia: "Conter assume un atteggiamento irrispettoso", "La classe, benche' piu' volte richiamata, continua a disturbare la lezione", "Viotti fa uso di turpiloquio in classe", "Impossibile svolgere la lezione prevista perche' Artale, Buglioli, Meloni, Pastorelli e Zanelli non hanno portato il libro", "La classe si comporta in maniera indisciplinata intralciando il normale andamento della lezione", "Gambara si presenta alle dieci e quaranta senza giustificazione, viene rimandato indietro", "La classe continua a disturbare le lezioni", "Buglioli, escluso dalla lezione perche' disturba, rientra contro il divieto dell'insegnante", "Giustinelli imbratta con scritte volgari l'arredo scolastico", "Artale, benche' ammonito dall'insegnante, continua ad ascoltare il walkman durante lo svolgimento del compito in classe", "Chiari, Buglioli e Zanelli disturbano con schiamazzi l'andamento della lezione". Non risultavano segnalazioni che facessero pensare a elementi violenti, o criminali, ne' provvedimenti disciplinari gravi come la sospensione.
Un uomo gia' piuttosto anziano entro' e, forse credendolo un collega di passaggio, lo saluto' senza curiosita'. Il brigadiere si alzo', fece un mezzo giro per la stanza e si accosto' a una porta verniciata di grigio, opposta a quella da cui era entrato: "Cosa c'e' di la'?". Il nuovo arrivato rispose: "E l'ala vecchia, in disuso, l'hanno dichiarata inagibile quattro o cinque anni fa, quando poi ci hanno concesso l'uso delle aule distaccate, vicino al liceo. Adesso in Comune parlano di volerci fare la nuova sede della biblioteca. Ristruttureranno, tireranno su un muro per separarla definitivamente dalla scuola, forse si prenderanno anche il cortile interno, tanto non ci va mai nessuno. Ma chissa' quando."
"Posso vedere?"
"Per quel che me ne importa". E se ne ando'.
Il brigadiere sollevo' il nottolino e tiro' il catenaccio. Vide uno stanzone lungo, che gli parve immenso, ingombro di materiali in disuso buttati subito di la' dalla porta, evitando ogni ulteriore sforzo. C'erano anche una dozzina di tecnigrafi, poi sedie rotte, sgabelli avvolti nel nailon, ripiani di banchi, una lavagna, rotoli di carta, viluppi di imballaggi. Il soffitto era a travi, da villa antica, affrescato con piccoli disegni azzurro smalto e verde chiaro. Dalla sequenza di finestre a destra, con gli scuri e i vetri semiaperti, entravano in abbondanza i raggi del sole riflettendo il verde compatto dei grandi tigli del cortile. La prima porta a sinistra dava su una stanza dove c'era soltanto un tavolo, ricoperto da un'infinita' di pezzetti di metallo e plastica colorati, come pronti per uno sconosciuto gioco di societa'. Il secondo varco immetteva in un giro scale. Piu' avanti qualcuno (forse i geometri del Comune?) aveva scorticato il pavimento, aprendovi una fessura che lasciava vedere la luce del porticato sottostante, che si apriva sul cortile. Oltre questo punto Nino non si inoltro'. In fondo allo stanzone una mezza rampa di scale saliva verso un'altra stanza, illuminata da una porta finestra con il ringhierino di ferro battuto, semiaperta verso altro sole e altri tigli. Uno spesso strato di polvere ricopriva tutto. "Incredibile" pensava il brigadiere Oriente.

Nel piccolo bar a poche centinaia di metri dalla scuola l'insegnante che rispondeva al nome di Luisa, esaurite le manifestazioni di stupore al racconto dell'amica, chiese: "Ma tu credi che qualcuno di loro...?"
"Non so, non so cosa dirti. E tu?"
"Non lo so proprio. Io certe volte li credo capaci di tutto: sono cosi' incoscienti! Certe volte invece mi dico che in fondo sono a posto. Ma questo e' quello che si dice sempre, no?"
"Per tipi come Dario Dorini metterei la mano sul fuoco. E troppo equilibrato e aperto".
"Si', per qualcuno si', ma gli altri? Prendi Gambara, con i discorsi che fa contro gli ebrei, menefreghista su tutto...lo so che sono pose, pero'..."
"E Viotti? e' una corda tesa, ha questa carica di aggressivita' che non puo', materialmente, stare fermo e zitto...Oppure Giustinelli, che e' antipatico a tutti..."
"Ma come? e' cosi' bravino e diligente.
"E un ruffiano, ma sotto sotto ne combina anche lui, non te ne sei accorta?"
"Non so. Magari quelli che sono rompiscatole con noi, sono i piu' normali. Una volta il preside di Ospitaletto m'ha raccontato di un furto in cui il responsabile era il primo della classe, il cocco degli insegnanti. Un tipo sbiadito e taciturno come Pastorelli, magari, e' pieno di rancori e frustrazioni..."
"Decrisanti non parla mai. Io non ho la piu' pallida idea di cosa gli passi per il cervello... "
"Probabilmente il vuoto assoluto".
"E Buglioli? Io credo che mi odi. Ha proprio la faccia da matto, ci hai fatto caso?"
"Pero' certe volte sono cosi' affettuosi e spontanei. Anche fra di loro. Sul piano umano, per me, sono molto meglio degli studenti del liceo...". Le due teste, una bruna e l'altra bionda, si accostavano nelle chiacchiere, a bassa voce, per non farsi sentire dagli altri clienti del locale. Nei paesi tutti si conoscono.

Nino aveva fatto un rapporto il cui succo era che almeno una dozzina di ragazzi, fra quelli che avevano posseduto la lista, non avevano potuto esibirla. D'altra parte molti di loro avevano occasioni legittime per passare dal cavalcavia incriminato, e uno qualunque di loro avrebbe potuto perderla lungo la strada. Controllare i loro movimenti della notte precedente? Lavoro lungo e probabilmente inconcludente su cui il maresciallo aveva preferito soprassedere. Nino aveva passato il pomeriggio con la pattuglia sei, a cercare eventuali testimoni oculari. Gia' alcuni abitanti avevano parlato di un extracomunitario, un arabo, forse un marocchino, che si vedeva la sera tardi camminare sul ciglio di quella strada secondaria. Verosimilmente abitava in una casa un po' isolata dei dintorni, legava poco con i locali e non aveva la macchina. Se il tizio lavorava fino a tardi era piu' facile che lo trovassero quelli del turno successivo.
Ora, finalmente disteso sul suo letto, Nino prese la fatidica lista, una copia che si era fatto stampare apposta, e comincio' a compulsarla. Tutti quei nomi lo affascinavano. Tiro' fuori da un cassetto la cartina della Lombardia, calcolo' quanti degli studenti abitassero nel raggio di cinque chilometri dal luogo del delitto e li segnalo' con una croce. Poi studio' il risultato del suo lavoro:

 

Non hanno piu' la lista

Abitano vicino al cavalcavia

Citati in nota

 

Fumano

 

ALBERTI Massimo 

+

     
ARTALE Luca 

+

+ + +
BELLINI Simone    +    
BUGLIOLI Stefano  + + + +
CHIARI Roberto      + +
CONTER Bruno  +     +
DECRISANTI Mario    +    
DORINI Dario        
FORESTI Alberto +      
GAMBARA Leo + + + +
GATTI Francesco        
GIUSTINELLI Armando   + +  
GRAZIOSI Marco        +
MELONI Mattia  + + + +
PASTORELLI Juri  + + +  
PONTOGLIOGiovanni
Angelo
       
VIOTTI Giancarlo  + + +  
ZANELLI Gabriel  + + + +
ZANNI Enrico    +   +



La mattina stessa aveva chiesto ai ragazzi se fumavano, tanto per chiedere qualcosa. Ma ora si disse: "Perche' mai uno studente che passa in motorino dovrebbe fermarsi a meta' di un ponte per buttare via una carta? Invece se uno e' fumatore, e' piu' facile che la carta gli esca di tasca insieme alle sigarette".
A volere tenere conto delle prime due colonne, che riportavano gli elementi piu' importanti secondo Nino, ce ne erano sette sospettabili. Invece contando quelli che comparivano in ogni colonna il campo si restringeva: Artale Luca, Buglioli Stefano, Gambara Leo, Zanelli Gabriel. "Nomi e nient'altro - disse tra se' Nino - Tanto varrebbe pescarli a sorte da un cappello. Per quello che valgono questi elementi! Forse neanche il fatto d'abitare vicino e' tanto determinante..." Nella zona le strade disegnavano un fitto reticolo che univa paesi e paesini in un tessuto agricolo composito: Bornato, Calino, Fantecolo, Bettolino. Alcuni, con l'industrializzazione della provincia, si erano trasformati in sobborghi residenziali, magari con un bar o un ristorante, ma senza una sola bottega; ci voleva la macchina anche per comprare il pane o le sigarette. Autobus di tre compagnie diverse li collegavano fra loro in tutte le direzioni, i "pullmini" li chiamavano qui. Anche molti dei ragazzi li usavano per andare a scuola. " Quanti di loro non hanno il motorino? Che stupido a non chiederlo! Pero' una bici, come minimo, ce la devono avere tutti..."

La prima cosa che il brigadiere Oriente apprese la mattina dopo, rimontando in servizio, fu che l'extracomunitario era stato rintracciato. Tunisino (non marocchino) si chiamava Adil Ben Amid, lavorava come aiuto cuoco in un ristorante per camionisti e tornava a casa a piedi la sera tardi. Per fortuna si esprimeva benino in italiano e aveva anche qualcosa da dire: la sera dell'incidente, fra le dieci e mezza e le undici, aveva notato due ragazzi in bicicletta che l'avevano incrociato qualche centinaio di metri dopo che aveva passato il cavalcavia. Lui poi aveva svoltato per il tratto sterrato che portava alla cascina dove aveva una camera in affitto e non poteva aggiungere altro. Ne' poteva descrivere i ragazzi perche' la strada non era abbastanza illuminata in quel punto. Ma la sua testimonianza stabili' almeno che i due ragazzi venivano da un paese a nord dell'autostrada. Poteva servire, se erano i colpevoli.
Sulla seconda notizia Nino inciampo' per caso una mezz'ora dopo, sfogliando a caso gli appunti del centralinista di notte: una madre allarmata aveva telefonato alle 3 di notte denunciando che il figlio non era rincasato; il ragazzo si chiamava Armando Giustinelli e avrebbe dovuto rientrare, circa alle 18, dalla scuola che frequentava, l'Istituto Professionale per l'Industria e l'Artigianato. Due macchine partirono a sirene spiegate verso l'IPIA, una terza si diresse verso l'abitazione del ragazzo, a Cazzago. Alle nove e cinque il corpo fu rinvenuto nell'ala abbandonata, ucciso da colpi inferti con la base di un pesante sgabello da disegnatore. La scuola s'immobilizzo'. L'edificio fu piantonato in attesa degli specialisti convocati dal maresciallo. I genitori del Giustinelli, che gia' dalla mattina presto erano venuti in cerca di notizie alla scuola, furono scortati in ufficio dal collega Violi, per rendere la loro deposizione. La macchina burocratica dell'ordine pubblico soverchio' quella della pubblica istruzione. Il preside, dopo un annuncio ufficiale in cui invito' dipendenti e studenti a collaborare con la giustizia, sorveglio' per un poco le operazioni, poi lascio' l'incarico al vicepreside e si chiuse nello studio con due dei suoi collaboratori piu' stretti.
Due ore dopo il numero dei militi e degli ufficiali presenti nell'edificio era triplicato. Fra gli inquirenti s'era consolidata un'ipotesi riguardo al movente dell'omicidio, secondo la quale il Giustinelli era verosimilmente corresponsabile dell'atto di teppismo dell'autostrada insieme ad un compagno, quasi certamente della stessa scuola, probabilmente anche della stessa classe. In seguito alla breve inchiesta tenuta dal brigadiere Oriente si era spaventato e, in qualche modo, aveva fatto capire al complice di essere sul punto di confessare. Questo, preso a sua volta dal panico, l'aveva aggredito. Vero che secondo la madre della vittima il ragazzo era onestissimo, incapace di un atto criminale; tuttavia le deposizioni degli insegnanti denunciavano zone d'ombra nel suo carattere; una signora grassoccia e dall'aria materna che insegnava matematica, per esempio, aveva detto che, si', si', Armando era molto tranquillo, studioso, sempre preparato... pero' era molto chiuso, come dire...rigido. Appena i suoi compagni avevano scoperto che, se lo prendevano in giro, si arrabbiava moltissimo era diventato il loro bersaglio preferito. Era sempre stato cosi'. Lei lo sapeva perche' conosceva bene il collega che l'aveva alle medie; purtroppo era finito in classe con due o tre elementi di Cazzago, che erano suoi compagni gia' da prima e che avevano propagato questo atteggiamento fra gli altri. Un guaio per lui! L'anno scorso suo padre era andato persino a lamentarsi dal preside... A nessuno risultava che fosse amico di qualcuno in particolare.

Due insegnanti seguivano dalla finestra del primo piano le operazioni di alcuni carabinieri che ispezionavano il cortile.
"Cosa cercano?"
"Mah...suppongo tracce del passaggio dei ragazzi."
"E perche' in cortile?"
"Difficile che siano passati dall'aula insegnanti, a rischio di essere visti."
"Accidenti! Si capisce che non hai mai lezione al pomeriggio, tu. Dopo pranzo l'aula insegnanti e' un deserto, te lo garantisco. Noi siamo tutti in officina, i bidelli sono nelle aule a pulire o imboscati non so dove a chiacchierare, le segreterie sono chiuse..."
"Eppure ho sentito io il preside che dichiarava al comandante..."
"Buono quello! No, guarda, in aula insegnanti possono entrarci anche Pat Garret e Billy the Kid a fregarci tutti i registri dai cassetti che se qualcuno se ne accorge e' un caso."
"Allora forse dovresti informarne gli agenti..."
"Dici? Non so, c'e' proprio bisogno che glielo dica io? Non mi va di fare il ficcanaso."

"Sembra assodato... - disse il maresciallo Calonghi ai suoi sottoposti - sembra assodato che il fatto e' avvenuto fra le 15 e le 15 e 45. Dopo le lezioni del mattino, infatti, c'e' un'ora di intervallo per il pranzo, poi due ore di ginnastica e due di laboratorio elettrico. In mezzo ci dovrebbe essere un altro intervallo di dieci minuti, pero' siccome la palestra e' nella sede distaccata, in fondo a viale Europa, gli studenti ne approfittano per prendersela comoda e arrivano in laboratorio alla spicciolata, un bel po' dopo che la campanella e' suonata. L'insegnante dice che comincia a lavorare con quelli che ci sono e segna gli assenti solo alla fine della lezione, cosi' non puo' dire chi e' entrato prima e chi dopo."
"E non si e' preoccupato quando ha visto che il Giustinelli non e' arrivato affatto?" Chiese uno dei presenti.
"A quanto pare succede spesso che gli studenti decidano di andare a casa dopo pranzo; basta che il giorno dopo portino una giustificazione dei genitori. Il vero problema e' che il docente non ha notato assolutamente di niente di insolito negli altri, che sono rientrati tutti in classe. Ora quello che voglio e' che ripassiate da capo tutti quelli che al momento del delitto erano a scuola. Non e' possibile che un omicidio cosi' cruento non lasci tracce. Forse vorra' sentirli anche il dottor Fabbri piu' tardi, ma sarebbe meglio avere qualche elemento piu' preciso da subito. Voglio due uomini a interrogare il personale che siamo riusciti a rintracciare, altri quattro per le classi che ieri facevano il pomeriggio...non sono molte..."
"Il preside insiste per sapere se potra' mandare a casa gli studenti all'una o se li deve trattenere" Interloqui' il maresciallo della stazione locale.
"Lo so. Ghidelli fai tu, senti dal tipo...il vicepreside, lui ha l'elenco delle classi che ci interessano... gli altri possono andarsene anche subito. Meglio, anzi. Vediamo adesso i compagni della vittima. Oriente, hai qui il rapporto di ieri?"
"Sissignore - comincio' Nino tenendo stretto il suo foglietto - Giustinelli ieri aveva ancora la sua copia della lista, dunque quella che abbiamo trovato sul posto e' del suo complice; potrebbe essere Alberti, Artale, Bellini..."
"Dai qui! Cosa sono questi appunti?"
"Ecco... io ho controllato diverse cose..." comincio' Nino imbarazzato, ma il capo non gli fece caso:
"Bene, ma dovremo risentirli tutti comunque. Voglio sapere esattamente quando e come sono rientrati dalla palestra, se a piedi o con un mezzo, soli o in compagnia. Chi e' entrato per ultimo, chi e' uscito durante la lezione... Se hanno notato tracce di bagnato o di polvere sui compagni...C'e' altro?"
"Si potrebbe anche...voglio dire, sarebbe importante sapere chi era a casa la notte dell'incidente..." Disse uno degli agenti.
"Ottimo, cavategli fuori tutto quello che hanno da dire in proposito..."
"E cosa sanno delle amicizie del Giustinelli" suggeri' il suo collega.
"Buona idea. Cominciate, ragazzi, io vi raggiungo."

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